F. Petrarca

Ирина Ачкасова: литературный дневник

Non e questo ’l terren ch’i’ toccai pria?
Non e questo il mio nido
ove nudrito fui s; dolcemente?
Non e questa la patria in ch’io mi fido,
madre benigna et pia,
che copre l’un et l’altro mio parente?
Perdio, questo la mente
talor vi mova, et con piet; guardate
le lagrime del popol doloroso,
che sol da voi riposo
dopo Dio spera; et pur che voi mostriate
segno alcun di pietate,
vert; contra furore
prender; l’arme, et fia ’l combatter corto:
ch; l’antiquo valore
ne gli italici cor’ non ; anchor morto.

Signor’, mirate come ’l tempo vola,
et s; come la vita
fugge, et la morte n’; sovra le spalle.
Voi siete or qui; pensate a la partita:
ch; l’alma ignuda et sola
conven ch’arrive a quel dubbioso calle.
Al passar questa valle
piacciavi porre gi; l’odio et lo sdegno,
v;nti contrari a la vita serena;
et quel che ’n altrui pena
tempo si spende, in qualche acto pi; degno
o di mano o d’ingegno,
in qualche bella lode,
in qualche honesto studio si converta:
cos; qua gi; si gode,
et la strada del ciel si trova aperta.

Canzone, io t’ammonisco
che tua ragion cortesemente dica,
perch; fra gente altera ir ti convene,
et le voglie son piene
gi; de l’usanza pessima et antica,
del ver sempre nemica.
Proverai tua ventura
fra’ magnanimi pochi a chi ’l ben piace.
Di’ lor: - Chi m’assicura?
I’ vo gridando: Pace, pace, pace.
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